Tra i rifiuti in plastica si nasconde un piccolo tesoro: sono i beni in polietilene. Il 30% della plastica rigida che viene conferita alle isole ecologiche rientra infatti in questa particolare tipologia di rifiuto che ha l’importante caratteristica di essere riciclabile al 100%, dando così un grande contributo all’ambiente e attivando un concreto processo di economia circolare. È questo il risultato del progetto sperimentale che Ecopolietilene, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti da beni in polietilene, in collaborazione con Contarina, Eco-Ricicli Veritas ed Ecolight Servizi, ha realizzato nella prima parte del 2022 nella provincia di Treviso.
«Dopo il monitoraggio nella zona di Cuneo e in provincia di Salerno, con questa terza iniziativa abbiamo voluto proseguire nel censimento dei beni in polietilene, che vengono conferiti alle isole ecologiche, con l’obiettivo non solo di individuare le quantità di beni in polietilene che finiscono nella raccolta della plastica, ma di studiare la possibilità di una raccolta differenziata di questa tipologia di rifiuto che ha un importante valore ambientale», dice il direttore generale di Ecopolietilene, Giancarlo Dezio.
Nello specifico, il progetto si è concentrato nel territorio servito da Contarina, società pubblica per la gestione dei rifiuti nei 49 Comuni della provincia di Treviso aderenti al Bacino Priula, ed ha preso in considerazione i conferimenti relativi alla frazione di rifiuti con EER 20 01 39 (plastica) effettuati presso 11 isole ecologiche (EcoCentri). Dalle quasi 8 tonnellate raccolte è stato prelevato un campione di 3 tonnellate che è diventato oggetto di analisi. Da questa attività di campionamento sono stati rinvenuti serramenti in pvc, taniche, cassette, secchi, ma anche del materiale non di plastica (legno, carta e metalli). Come rifiuti di beni in polietilene sono stati individuati bins, reti ombreggianti, cassette per l’edilizia - frutto di lavori di ristrutturazione e sistemazione di aree esterne – oltre a casalinghi marchiati PE, arredamento da esterno e giocattoli non elettronici, che testimoniano sostanzialmente l’origine domestica del rifiuto.
«Diversamente dalle sperimentazioni precedenti, l’analisi del rifiuto non è stata fatta a mano, ma attraverso un processo di selezione per polimero con tecnologia ottica e meccanica», spiega Dezio. «Questo ha permesso di avere una miglior capacità di individuazione dei beni in polietilene: delle quasi tre tonnellate di rifiuti plastici presi in considerazione, circa una tonnellata è risultata riconducibile alla famiglia dei beni in polietilene. Questa, sottoposta a trattamento, è stata quindi inviata alle aziende che trasformano le materie plastiche e che usano la tecnologia di estrusione e stampaggio a iniezione. I rifiuti da beni in polietilene hanno così avuto un nuovo ciclo di vita».
Il progetto si inserisce nell’azione di studio e sensibilizzazione sui rifiuti di beni in polietilene che il consorzio Ecopolietilene sta attuando nell’ottica non solamente di quantificare la produzione di questi rifiuti in ambito urbano, ma di migliorare anche la qualità dei rifiuti che vengono inviati agli impianti di recupero. «Con questo progetto abbiamo seguito l’intero ciclo di vita del rifiuto di beni in polietilene: generazione, raccolta, selezione, trattamento e reimmissione sul mercato come materia prima seconda», conclude il direttore generale. I beni in polietilene sono estremamente diffusi nelle nostre case: scopo del consorzio è anche stimolare una maggior conoscenza, sensibilizzando la popolazione sulle potenzialità ambientali di questi rifiuti.