ProCrea
In aumento le coppie provenienti dall'Est europeo che si rivolgono al centro di medicina della riproduzione ProCrea di Lugano. «Un fenomeno spinto dall'elevata qualità sanitaria»
Pubblicato il 14/12/2011

Percorrono quasi 2.500 chilometri pur di coronare un sogno. Tanta è infatti la distanza che separa Lugano da Mosca e che sempre più coppie russe coprono per poter avere un figlio. Il fenomeno è in crescita e rappresenta una nuova rotta del turismo riproduttivo. Infatti, a fronte di un confermato turismo che guarda ai Paesi dell'ex blocco sovietico, si sta affermando un movimento che dall'est porta alla piccola Svizzera. «Abbiamo assistito negli ultimi tre anni ad un elevato incremento di pazienti provenienti dalla Russia», afferma Maurizio Minoli, direttore del centro internazionale di Medicina della riproduzione ProCrea di Lugano. «Tra il 2008 e il 2011, le coppie sono aumentate di quasi il 300 per cento e quasi tutte hanno fatto ricorso ad un trattamento di fecondazione assistita in vitro». Si tratta prevalentemente di coppie che hanno un'età media tra i 35 ed i 40 anni e che si sono sottoposte a trattamenti che sono riconosciuti anche nel loro Paese di origine.
«La motivazione che spinge a sostenere un viaggio di oltre 2mila chilometri non è la ricerca di norme più permissive, come può essere verso i centri di medicina della riproduzione spagnoli dove è possibile sottoporsi anche all'ovodonazione», osserva Minoli. Infatti, la normativa russa ammette l'accesso alle tecniche di procreazione assistita tutte le coppie eterosessuali, sia sposate sia conviventi, ma anche le donne single. «Viene prevista la diagnosi pre-impianto nel caso almeno in un componente della coppia, o in un suo familiare, siano state diagnosticate specifiche malattie. Sono ammesse sia la donazione di spermatozoi sia l'ovodonazione; ammesse anche la criopreservazione e la maternità surrogata», ricorda il direttore di ProCrea.
Cosa spinge allora le coppie alla ricerca di un figlio a rivolgersi in Svizzera? «Riteniamo che, come avviene anche per altre coppie, alla base ci sia il riconoscimento dell'eccellenza svizzera nel settore sanitario», prosegue Minoli. Il centro di medicina della riproduzione ProCrea infatti vanta quasi il 90 per cento di pazienti provenienti da fuori Svizzera. «La maggior parte di loro è residente in Italia e, anche in questo caso, valica il confine per richiedere trattamenti che sono permessi anche nel loro Paese. Quindi, per le coppie italiane come per quelle russe, la motivazione principale non sembra essere quella delle restrizioni normative», continua il direttore. Si conferma così l'ipotesi dell'eccellenza delle cliniche svizzere. «Esiste a tutti gli effetti un turismo medico che ha come meta proprio la Svizzera; un fenomeno in decisa crescita negli ultimi anni. L'attenzione russa nei confronti della Svizzera si manifesta non solamente per quanto riguarda i prodotti d'eccellenza e i marchi conosciuti a livello mondiale, ma anche nella sanità», dice Minoli che ricorda come l'eccellenza medica sia probabilmente dettata anche dai percorsi formativi che sono richiesti ai medici che intendono operare in Svizzera. «Per esempio, nel campo della procreazione assistita, per essere abilitati ad effettuare un trattamento Fivet in Svizzera, non è sufficiente avere la specializzazione in Ginecologia, ma occorre seguire un particolare corso di perfezionamento. Così anche i medici che hanno conseguito laurea e specializzazione in Italia devono sostenere una ulteriore abilitazione per operare in Svizzera». Il turismo medico non è cosa nuova però. Il territorio elvetico ha una storia che risale al tempo degli antichi romani: i viaggiatori facoltosi parlavano di andare a "prendere le acque", riferendosi alle acque minerali alle quali si attribuivano proprietà curative per diverse malattie.